Nel 1804 la Società Filarmonica cittadellese sorse col dichiarato proposito di avviare i giovani allo studio della musica e di “dare un trattenimento lecito di musica vocale e strumentale, una sera per settimana” (*).

Fu pertanto più che naturale che la Filarmonica promuovesse di conseguenza la nascita di una privata Società (da cui il “sociale”, attributo del nostro Teatro) per la concreta realizzazione di una spazio scenico idoneo ad accogliere le predette rappresentazioni artistiche.

La Società del Teatro, formalmente istituita nell’agosto del 1817, contava tra i propri aderenti persone provenienti da diverse classi sociali, sia pure con prevalenza dei possidenti, a testimonianza degli interessi culturali presenti, assai rimarchevoli per un piccolo centro di provincia, in rapporto anche alle idee di quel periodo storico. Il teatro fu edificato su disegno del bassanese Giacomo Bauto (che già aveva progettato quello della sua città) e sotto la direzione del vicentino Francesco Cibele, attivo a Cittadella sin dal 1815 in svariate opere pubbliche. La facciata, sia pure incompleta, è attribuita a Giuseppe Japelli, famoso architetto veneziano autore tra l’altro del Pedrocchi a Padova tra il 1826 e il 1831. La decorazione interna venne invece eseguita dal vicentino Francesco Bagnara, minuzioso ed arguto, che in una lettera del 1831, a proposito della consegna di “tre teloni” e “dieci teloni” per le scene, si firmava tra l’altro “Pittore del gran Teatro di Cittadella, del gran Teatro La Fenice, nonché di tutti li principali Teatri del Regno Lombardo-Veneto, ecc. ecc., perché manca la carta!”.

L’inaugurazione avvenne nell’ottobre del 1828, sia pure col teatro ancora non finito. Solo dal 1831 sono documentati spettacoli e rappresentazioni con una certa frequenza e con l’apertura canonica a carnevale ed alla fiera di ottobre. Durante tutto il secolo diciannovesimo le rappresentazioni si fecero sempre più continue e videro una partecipazione di pubblico che farebbe invidia anche oggi (ad una rappresentazione de I Puritani sono registrati bel 475 spettatori!) , ma anche creando non poche difficoltà alla Società del Teatro. È del 1880 infatti una lagnanza dell’assemblea alla presidenza perché l’utilizzo sia consentito ai terzi richiedenti “con parsimonia” affinché “il teatro non venga deteriorato”.

Il periodo d’oro doveva però chiudersi. Dopo la fine della prima guerra mondiale e la celebrazione del centenario del 1928, le difficoltà di carattere finanziario costrinsero i pochi soci rimasti a donare il Teatro al Comune con gli atti del 1934 e, dopo una lunga vertenza, del 1950.

Scongiurando il periodo di una trasformazione in cinematografo, il Teatro Sociale è stato riaperto nei primi anni ’70, grazie all’intervento di preziosi sostenitori. da allora, salvo alcune eccezioni per i lavori di restauro e di adeguamento alle norme di sicurezza più recenti, esso è tornato a quel ruolo di epicentro della vita culturale cittadellese, tanto che ben pochi sono ormai i protagonisti della scena drammatica e musicale italiana degli ultimi trenta anni a non avere calcato il nostro palcoscenico.

Speriamo che queste poche note abbiano rinsaldato l’amore verso il piccolo gioiello rappresentato dal Teatro Sociale, per un utilizzo più continuo, ma sempre con l’attenzione reclamata dai soci del 1880, affinché possa essere trasmesso in eredità ai nostri figli.

(Luigi Sangiovanni)

(*) Questa, come le altre citazioni, sono tratte da: Gisla Franceschetto, Il Teatro Sociale di Cittadella, Roma Bertoncello editore, 1975. Vedasi anche: AA.VV., Teatro. Eine Reize zu den oberitalienischen Theatern des 16.-19. Jahrhunderts, Verlag, 1991.
Nel 1889 la Società Filarmonica indica come propri scopi “La istruzione musicale, e la conservazione di un’orchestra, di una banda e di un gruppo di canto” oltre ad “agevolare l’apertura del Teatro Sociale”. (in: Statuto della Società Filarmonica, Tip. Sante Pozzato, 1889)